Addentrandosi lungo percorsi tratturali costeggiati
dai tipici muretti a secco, in un paesaggio costellato dalle bianche punte dei
trulli in pietra, singolari costruzioni dalla struttura conica, tra le storiche
masserie proprie di questi luoghi, sacri scrigni del passato e dei suoi usi e
costumi, ecco spuntare tra le bontà culinarie e gli oggetti più antichi questa
particolare “cosa”, dall’aspetto curioso e dalla forma ibrida, tra vaso ed anfora:
il capasone.
Giara, zirre, orcio… sono diverse le sue denominazioni tra lingue
e dialetti e svariati gli usi che ha assunto nel tempo, a partire dai primi brevetti. Può
variare per forma e dimensioni, secondo una caratteristica tassonomia; composto
da uno spesso strato di terracotta,
per mantenere al suo interno la temperatura costante adatta a conservare
alimenti e bevande, è spesso smaltato e ornato
con colorati fregi floreali o stemmi di casate nobiliari.
“Il vaso vale per ciò che può contenere”: denominato
Capès(e)
in dialetto martinese, ovvero il più capace, è simbolo dei prodotti tipici dell’enogastronomia
pugliese e rimanda ad un’idea di prosperità e abbondanza. In passato era
utilizzato come contenitore per olio, acqua, fichi secchi, ma soprattutto vino, per il
processo di fermentazione
alcolica, visto come emblema della cantina, con testimonial sul territorio pugliese.
Caduto in disuso con l’introduzione della botte, il
capasone è oggi
ornamento per
interni ed esterni in campagne e masserie della Valle d’Itria, espressione
del legame alla terra natia, dell’artigianato locale e dei frutti della terra. Da
qui, nell’evoluzione futura, si potrebbe ipotizzare che il capasone possa diventare un singolare
complemento d’arredo per interni, di moderno design, attraverso giochi di
colori e sezioni. Quindi, il capasone come contenitore di “concetti”,
avvolto da una nuvola di nomi che lo proiettano nei vari ambiti riferiti alla sua natura e protagonista di un fantasioso abbecedario esplicativo dei suoi campi di pertinenza.
La presenza della “cosa” è rintracciabile, sotto varie
sembianze, nei campi più disparati: dall’arte al cinema, dalla letteratura alla musica popolare, dalla numerologia al fumetto, fino a diventare soggetto di alcuni particolari francobolli.
Riconoscendone il duplice valore di oggetto di antica tradizione
e di rivisitazione futuristica, il capasone potrebbe divenire tema centrale di
un museo didattico dedicato, che ne ripercorra la storia ravvivandone la memoria e proiettandolo
verso futuri scenari coesivi tra passato, presente e futuro.
Fonte immagine: IMG 1 - IMG 2
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