Riflessioni sulla visualità urbana di Martina Franca
A Martina le piazze, i piccoli slarghi
o slabbrature del tessuto urbano, i vicoli, le strettoie così
fortemente irregolari, caratterizzati dalla costante assenza di marciapiedi,
definiscono una catena di episodi plastici autonomi dal punto di vista spaziale.
Questo sviluppo, a volte sinusoidale,
determina l’individuazione di episodi spaziali architettonicamente "risolti", definiti
verticalmente dalle cortine edilizie che vi si fronteggiano e orizzontalmente
dal basolato, e separati tra loro da flessi, spigoli di edifici, pieghe delle
strade oltre ad elementi che infrangono la strada determinando effetti plastici
con sporgenze, vuoti e aggiunte abbellenti. In definitiva «lo spazio della città
ovoidale, a causa dello straordinario reticolo di pianta (circa
centosessanta vicoli ciechi) delimitato dal selciato netto e levigato e senza marciapiede, pare un corridoio interno di un solo edificio monolitico. Porte e finestre
fan pensare alle scure pitture astratte della scuola newyorkese, appese ai
muri di un museo. Infatti, a differenza di Lecce con le sue
facciate brune e crostose, Martina Franca è una città barocca bagnata nel
bianco».
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